Storia e tradizione
interpretati a modo nostro
Il nostro Orvieto Classico Superiore è fatto da uve di vitigni autoctoni, con forte prevalenza di Grechetto e Procanico (Trebbiano Toscano). Le vigne crescono sui terreni di origine vulcanica nella tradizionale zona “Classico”.
I primi a capire le potenzialità vitivinicole della zona furono ovviamente gli Etruschi, e nelle epoche successive il vino di Orvieto fu lodato da poeti, artisti e aristocratici.
Nel Medioevo e nel Rinascimento fu uno dei vini prediletti dalla Corte Pontificia - ne era particolarmente affezionato Papa Paolo III e Gregorio XVI chiese che il suo corpo fosse lavato nel vino di Orvieto prima della sepoltura.
Gli artisti Pinturicchio e Luca Signorelli chiesero un approvvigionamento vitalizio di vino per dipingere l'interno della cattedrale di Orvieto. Pinturicchio, così si racconta, fu licenziato dopo un anno per aver usato "troppo blu, troppo oro e troppo vino", mentre Signorelli, il cui contratto con Papa Urbano IV prevedeva “che gli si desse di quel vino orvietano quanto ne volesse”, ha terminato la sua commissione.
In tempi meno lontani, Garibaldi ei suoi Mille brindarono con calici orvietani prima di lasciare il porto di Talamone per la loro avventura siciliana, e D'Annunzio definì il vino di Orvieto "sole d’Italia in bottiglia".
E’ un vino fresco e fruttato, con un’elegante mineralità e un’acidità ben integrata. E’ perfetto come aperitivo, con antipasti, pesce e frutti di mare, ma si adatta bene anche a carni bianche e verdure.
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